Portogallo
Oltre l’orizzonte, al di là degli Oceani.
Portogallo scrigno della memoria di un’Europa che non c’è più. Profondamente autentico e non conquistato dall’Impero nordamericano. Nella lingua portoghese non hanno fatto breccia le parole inglesi più comuni, come è successo nelle altre lingue, e neppure vi è stato il trionfo dei McDonalds.
Portogallo categoria dello spirito. Sospeso tra saudade e modernità. Tra passato e presente e futuro prossimo venturo. Incatenato nel tempo e nella storia.
Portogallo paese border line fra l’Europa e l’Oceano Atlantico. Punto di confine fra Occidente e Oriente. Multietnico, crocevia di popoli d’oltre mare: dell’Africa, dell’Asia e dell’America. Nelle strade delle sue città sorridono angolani, mozambicani e brasiliani dai corpi colore dell’ebano, le volitive donne delle Isole di Capo Verde, gli enigmatici cinesi di Macao, i silenziosi malesi di Malacca, i flessuosi indonesiani di Timor, le splendenti fanciulle di Goa fasciate nei sari di luccicanti sete pastello. Popoli approdati fin qua dai quattro angoli del mondo. Testimoni viventi della grandezza passata dell’impero coloniale portoghese.
Piccolo, grande Paese. Esteso quasi quanto l’Italia settentrionale. Popolo di santi e di navigatori, di mercanti e di artisti, a partire dal Quattrocento ha scoperto le rotte marine verso l’Africa, l’India, il Sud-Est Asiatico, la Cina e l’America del Sud.
Gettati alle ortiche i traumi del salazarismo, che dal 1932 fino al 1974 l’aveva incatenato nel ghetto del totalitarismo, portata a termine la “Rivoluzione dei Garofani”, consegnato definitivamente lo Stato alla democrazia e superati i problemi drammatici della decolonizzazione, il Portogallo è entrato a far parte della Comunità Europea nel 1986. Oggi la terra di Luso guarda all’Europa senza però rinnegare la saudade. Il sottile e struggente sentimento che attanaglia l’animo dei portoghesi fra impalpabile melanconia, orgogliosa nostalgia e ardente rimpianto per un passato di grandezza e di fasti irrimediabilmente perduto, di avventure esotiche e di profumi di terre lontane ancora sognate.
Portogallo, un viaggio nella memoria e nel tempo, nello spleen e nel sogno, nella storia e nella realtà.
Portogallo dove il passato si intreccia con il presente e il futuro è già presente.
Castelli, palazzi, dimore patrizie, cattedrali, monumenti e monasteri sono impreziositi dalle volute sinuose del manuelino, stile tutto portoghese, che racconta di abissi marini e di velieri. Insieme alla fantasiosa decorazione degli azulejos, nel segno dell’azzurro.
Ma anche cibi dai sapori inediti e vini famosi e generosi, tutti genuini, che conquistano anche i palati dei più raffinati gourmand. Paesaggi sconfinati e raccolti, solitari e incontaminati. Montagne aspre, boschi secolari, spiagge sconfinate, fiumi labirintici, pianure assolate. Tutti concentrati in una manciata di chilometri. E sopra tutto l’ospitalità della sua gente, riservata ma sorridente, schiva ma fiera, che per dire grazie sussurra muito obrigado. Questo è il Portogallo visto e raccontato dalle immagini di Stefano Scatà e dalle parole di Pietro Tarallo.
Idealibri, Milano - Edizione 1995 - 180 pagine